P. Gigi sta bene, ci rassicura il Vescovo di Niamey
P. Andrea Mandonico, confratello e condiocesano di p. Gigi Maccalli, che vive e lavora nella casa generalizia della SMA a Roma, ha ricevuto ieri una telefonata dal vescovo di Niamey. Mons. Laurent Djalwana Lompo, dopo aver parlato con alti dirigenti della Polizia nigerina, assicura che p. Gigi è vivo, nonostante i disagi della prigionia. La Polizia attende che i rapitori si manifestino e dicano cosa pretendono per il rilascio del loro prigioniero. Almeno siamo rassicurati che non gli è stato fatto del male durante il rapimento e la fuga.
Ancora ieri pomeriggio p. Mauro Armanino diceva che a Niamey l’attesa continua: i rapitori non hanno ancora stabilito il contatto con la diocesi e l'ambasciata italiana, che segue molto da vicino la vicenda.
Il vescovo di Niamey ha anche fatto intendere che l’esito del rapimento sarà una richiesta di riscatto. Arriverà, ma presumibilmente non nell'immediato. Ci vuole pazienza, e bisogna prepararsi a tempi lunghi.
P. Armanino si sente anche di precisare l'identità dei rapitori. Con molta probabilità sono appartenenti all'etnia Peul. Si basa su quanto hanno affermato le suore della missione di Bomoanga. I rapitori sono entrati anche nella loro casa, in cerca di beni da rubare (soldi, computer, cellulari, oggetti di valore), ma disinteressandosi di loro, che hanno potuto fuggire e nascondersi in case di abitanti del villaggio.
Ma le suore hanno fatto in tempo ad udire alcune frasi pronunciate dei rapitori, e non hanno dubbio che costoro parlassero il fulfulbe, la lingua dei Peul. Spiega allora p. Mauro Armanino: “Dietro al sequestro di p. Gigi ci sono delle motivazioni politiche. I rapitori sarebbero di etnia Peuls (chiamati anche Fulani), così come lo sono gli appartenenti ai gruppi islamisti che si sono manifestati finora nel nord del Niger. La radicalizzazione islamista di quelle popolazioni è dovuta, almeno in parte, alla difficoltà ambientali che fanno sì che diventa sempre più difficile trovare acqua e pascoli per le loro mandrie.”
Ma per il momento, dicono i padri SMA da Niamey, è improbabile che i rapitori siano riusciti a portare l'ostaggio in Burkina Faso, come si pensava in un primo tempo, giacché quella frontiera, a pochi km da Bomoanga, è strettamente controllata. Sono solo una piccola cellula, e probabilmente il loro piano è di raggiungere il nord del Mali con cui il Niger fa frontiera, a diverse centinaia dal luogo del rapimento. La situazione per p. Gigi si aggraverebbe, dato che là gli islamisti sono più numerosi e organizzati, e scorazzano quasi liberamente in un territorio che l’esercito maliano, assistito da militari francesi, non riesce a controllare.
Il confratello con cui p. Gigi lavorava nella missione di Bomoanga, l’indiano p. John Dass, fornisce altri dettagli. Anzitutto il fatto che la popolazione aveva già segnalato da mesi che, non lontano da un villaggio distante 35 km dalla parrocchia, Tangunga, si era istallato un gruppetto di presunti terroristi islamici, provenienti dal Mali. La popolazione ha riferito l’informazione alle forze di sicurezza, ma queste purtroppo non l’hanno presa troppo sul serio. La regione di Bomoanga è una zona di frontiera con il Burkina Faso, e le autorità nigerine la trascurano un po’.
P. Andrea Mandonico, confratello e condiocesano di p. Gigi Maccalli, che vive e lavora nella casa generalizia della SMA a Roma, ha ricevuto ieri una telefonata dal vescovo di Niamey. Mons. Laurent Djalwana Lompo, dopo aver parlato con alti dirigenti della Polizia nigerina, assicura che p. Gigi è vivo, nonostante i disagi della prigionia. La Polizia attende che i rapitori si manifestino e dicano cosa pretendono per il rilascio del loro prigioniero. Almeno siamo rassicurati che non gli è stato fatto del male durante il rapimento e la fuga.
Ancora ieri pomeriggio p. Mauro Armanino diceva che a Niamey l’attesa continua: i rapitori non hanno ancora stabilito il contatto con la diocesi e l'ambasciata italiana, che segue molto da vicino la vicenda.
Il vescovo di Niamey ha anche fatto intendere che l’esito del rapimento sarà una richiesta di riscatto. Arriverà, ma presumibilmente non nell'immediato. Ci vuole pazienza, e bisogna prepararsi a tempi lunghi.
P. Armanino si sente anche di precisare l'identità dei rapitori. Con molta probabilità sono appartenenti all'etnia Peul. Si basa su quanto hanno affermato le suore della missione di Bomoanga. I rapitori sono entrati anche nella loro casa, in cerca di beni da rubare (soldi, computer, cellulari, oggetti di valore), ma disinteressandosi di loro, che hanno potuto fuggire e nascondersi in case di abitanti del villaggio.
Ma le suore hanno fatto in tempo ad udire alcune frasi pronunciate dei rapitori, e non hanno dubbio che costoro parlassero il fulfulbe, la lingua dei Peul. Spiega allora p. Mauro Armanino: “Dietro al sequestro di p. Gigi ci sono delle motivazioni politiche. I rapitori sarebbero di etnia Peuls (chiamati anche Fulani), così come lo sono gli appartenenti ai gruppi islamisti che si sono manifestati finora nel nord del Niger. La radicalizzazione islamista di quelle popolazioni è dovuta, almeno in parte, alla difficoltà ambientali che fanno sì che diventa sempre più difficile trovare acqua e pascoli per le loro mandrie.”
Ma per il momento, dicono i padri SMA da Niamey, è improbabile che i rapitori siano riusciti a portare l'ostaggio in Burkina Faso, come si pensava in un primo tempo, giacché quella frontiera, a pochi km da Bomoanga, è strettamente controllata. Sono solo una piccola cellula, e probabilmente il loro piano è di raggiungere il nord del Mali con cui il Niger fa frontiera, a diverse centinaia dal luogo del rapimento. La situazione per p. Gigi si aggraverebbe, dato che là gli islamisti sono più numerosi e organizzati, e scorazzano quasi liberamente in un territorio che l’esercito maliano, assistito da militari francesi, non riesce a controllare.
Il confratello con cui p. Gigi lavorava nella missione di Bomoanga, l’indiano p. John Dass, fornisce altri dettagli. Anzitutto il fatto che la popolazione aveva già segnalato da mesi che, non lontano da un villaggio distante 35 km dalla parrocchia, Tangunga, si era istallato un gruppetto di presunti terroristi islamici, provenienti dal Mali. La popolazione ha riferito l’informazione alle forze di sicurezza, ma queste purtroppo non l’hanno presa troppo sul serio. La regione di Bomoanga è una zona di frontiera con il Burkina Faso, e le autorità nigerine la trascurano un po’.
Racconta ancora p. John che i rapitori sono venuti alla missione poco prima delle 22, senza fare rumore. Hanno bussato alla porta della missione e p. Gigi ha aperto senza nessun sospetto, come faceva in genere con gli abitanti del villaggio che anche di notte si rivolgevano alla farmacia della missione per avere medicinali urgenti. I rapitori l’hanno immobilizzato, trascinato fuori e portato via, sparando tutt’intorno. Secondo p. John, tutta la dinamica del rapimento è stata pianificata fin nei dettagli.
P. Gigi va bien, nous rassure l'évêque de Niamey
P. Andrea Mandonico, frère et condisciple de p. Gigi Maccalli, qui vit et travaille dans la maison sma à Rome, a reçu hier un coup de fil de l'évêque de Niamey. Monseigneur Laurent Djalwana Lompo, après avoir parlé avec des hauts dirigeants de la police nigérienne, assure que p. Gigi est vivant, malgré les désagréments de la captivité. La police attend que les kidnappeurs se manifestent et disent ce qu'ils veulent pour la libération de leur prisonnier. Au moins nous sommes assurés qu'il n'a pas été blessé pendant l'enlèvement et l'évasion.
Encore hier après-midi p. Mauro Armanino disait qu'à Niamey l'attente continue : les ravisseurs n'ont pas encore établi le contact avec le diocèse, et l'ambassade italienne, qui suit de très près l'affaire.
L'évêque de Niamey a également insinué que le résultat de l'enlèvement sera une demande de rançon. Il viendra, mais pas dans l'immédiat. Il faut de la patience et il faut se préparer.
P. Armanino entend aussi préciser l'identité des ravisseurs. Ils appartiennent très probablement t à l'ethnie peulh. Il est basé sur ce qu'ont dit les sœurs de la mission de Bomoanga. Les kidnappeurs sont également entrés dans leur maison, à la recherche de biens à voler (argent, ordinateurs, téléphones portables, objets de valeur), mais en les voyant, elles ont pu fuir et se cacher dans des maisons d'habitants du village.
Mais les soeurs ont eu le temps d'entendre certaines phrases prononcées par les ravisseurs, et elles n'ont aucun doute, ils parlaient le fulfulbe, la langue des peulh. Explique alors p. Mauro Armanino : " Derrière l’enlèvement du p. Gigi, il y a des raisons politiques. Les ravisseurs seraient d'origine ethnique Peuls, tout comme les membres des groupes islamistes qui se sont manifestés jusqu'à présent dans le nord du Niger. La radicalisation islamiste de ces populations est due, du moins en partie, aux difficultés environnementales qui font qu'il devient de plus en plus difficile de trouver de l'eau et des pâturages pour leurs troupeaux."
Mais pour le moment, disent les pères sma de Niamey, il est peu probable que les ravisseurs aient réussi à amener l'otage au Burkina Faso, comme on le pensait dans un premier temps, puisque cette frontière, à quelques kilomètres de Bomoanga, est strictement contrôlée, et probablement leur plan est d'atteindre le nord du Mali avec lequel le Niger fait frontière, à plusieurs centaines du lieu de l'enlèvement. La situation pour p. Gigi s’aggraverait, puisque là les islamistes sont plus nombreux et organisés, et on circule presque librement sur un territoire que l'armée malienne, assisté par des militaires français, ne parvient pas à contrôler.
Le frère avec qui p. Gigi travaillait dans la mission de Bomoanga, l'indien p. John Dass donne plus de détails. Tout d'abord, le fait que la population avait déjà signalé depuis des mois que, non loin d'un village, à 35 km de la paroisse, Tangunga, s'était installé un groupe de présumés terroristes islamistes, venant du Mali. La population a rapporté l'information aux forces de sécurité, mais celles-ci ne l'ont malheureusement pas prise trop au sérieux. La région de Bomoanga est une zone frontalière avec le Burkina Faso, et les autorités nigériennes la négligent un peu.
le p. John raconte encore, que les kidnappeurs sont venus à la mission juste avant 22 h, sans faire de bruit. Ils ont frappé à la porte de la mission et p. Gigi a ouvert sans aucun soupçon, comme il le faisait généralement avec les villageois qui, même la nuit, s'adressaient à la pharmacie de la mission pour avoir des médicaments urgents. Les kidnappeurs l'ont immobilisé, traîné dehors et enlevé, tirant tout autour. Selon p. John, toute la dynamique de l'enlèvement a été planifiée dans les détails.
P. Andrea Mandonico, frère et condisciple de p. Gigi Maccalli, qui vit et travaille dans la maison sma à Rome, a reçu hier un coup de fil de l'évêque de Niamey. Monseigneur Laurent Djalwana Lompo, après avoir parlé avec des hauts dirigeants de la police nigérienne, assure que p. Gigi est vivant, malgré les désagréments de la captivité. La police attend que les kidnappeurs se manifestent et disent ce qu'ils veulent pour la libération de leur prisonnier. Au moins nous sommes assurés qu'il n'a pas été blessé pendant l'enlèvement et l'évasion.
Encore hier après-midi p. Mauro Armanino disait qu'à Niamey l'attente continue : les ravisseurs n'ont pas encore établi le contact avec le diocèse, et l'ambassade italienne, qui suit de très près l'affaire.
L'évêque de Niamey a également insinué que le résultat de l'enlèvement sera une demande de rançon. Il viendra, mais pas dans l'immédiat. Il faut de la patience et il faut se préparer.
P. Armanino entend aussi préciser l'identité des ravisseurs. Ils appartiennent très probablement t à l'ethnie peulh. Il est basé sur ce qu'ont dit les sœurs de la mission de Bomoanga. Les kidnappeurs sont également entrés dans leur maison, à la recherche de biens à voler (argent, ordinateurs, téléphones portables, objets de valeur), mais en les voyant, elles ont pu fuir et se cacher dans des maisons d'habitants du village.
Mais les soeurs ont eu le temps d'entendre certaines phrases prononcées par les ravisseurs, et elles n'ont aucun doute, ils parlaient le fulfulbe, la langue des peulh. Explique alors p. Mauro Armanino : " Derrière l’enlèvement du p. Gigi, il y a des raisons politiques. Les ravisseurs seraient d'origine ethnique Peuls, tout comme les membres des groupes islamistes qui se sont manifestés jusqu'à présent dans le nord du Niger. La radicalisation islamiste de ces populations est due, du moins en partie, aux difficultés environnementales qui font qu'il devient de plus en plus difficile de trouver de l'eau et des pâturages pour leurs troupeaux."
Mais pour le moment, disent les pères sma de Niamey, il est peu probable que les ravisseurs aient réussi à amener l'otage au Burkina Faso, comme on le pensait dans un premier temps, puisque cette frontière, à quelques kilomètres de Bomoanga, est strictement contrôlée, et probablement leur plan est d'atteindre le nord du Mali avec lequel le Niger fait frontière, à plusieurs centaines du lieu de l'enlèvement. La situation pour p. Gigi s’aggraverait, puisque là les islamistes sont plus nombreux et organisés, et on circule presque librement sur un territoire que l'armée malienne, assisté par des militaires français, ne parvient pas à contrôler.
Le frère avec qui p. Gigi travaillait dans la mission de Bomoanga, l'indien p. John Dass donne plus de détails. Tout d'abord, le fait que la population avait déjà signalé depuis des mois que, non loin d'un village, à 35 km de la paroisse, Tangunga, s'était installé un groupe de présumés terroristes islamistes, venant du Mali. La population a rapporté l'information aux forces de sécurité, mais celles-ci ne l'ont malheureusement pas prise trop au sérieux. La région de Bomoanga est une zone frontalière avec le Burkina Faso, et les autorités nigériennes la négligent un peu.
le p. John raconte encore, que les kidnappeurs sont venus à la mission juste avant 22 h, sans faire de bruit. Ils ont frappé à la porte de la mission et p. Gigi a ouvert sans aucun soupçon, comme il le faisait généralement avec les villageois qui, même la nuit, s'adressaient à la pharmacie de la mission pour avoir des médicaments urgents. Les kidnappeurs l'ont immobilisé, traîné dehors et enlevé, tirant tout autour. Selon p. John, toute la dynamique de l'enlèvement a été planifiée dans les détails.
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